«In heiliger Glut». Prezzolini e i Frammenti di Novalis
VI. Novalis: il problema degli intermediari
Se la traduzione di Maeterlinck costituisce una filigrana alla quale Prezzolini può attribuire le colpe dei suoi azzardi traduttori, essa rappresenta anche un modello da superare utilizzando quegli strumenti che il romanticismo stesso, nella sua azione di liberazione dell’uomo e dell’individuo dall’«armatura di tradizioni, di regole, di norme, di leggi, di uniformità che fasciavano e asfissiavano la libera vita» (Papini 1905, 13) aveva prodotto. Il problema del post-romantico, così come Papini lo aveva tratteggiato in un contributo sul «Leonardo», era infatti quello di aumentare la potenza individuale sopprimendo gli “intermediarii”, e impadronendosi di quella forza personale, segreta, meravigliosa, rapida, che è in ogni uomo (Papini 1905, 14).
Quanto l’operazione di Prezzolini sul testo di Novalis sia da intendersi, nel senso indicato da Papini, come una forma di superamento del lavoro svolto dai precedenti ‘intermediari’ della sua opera, è dimostrato dalla nuova disposizione dei materiali offerta dalla sua edizione.
Già il Maeterlinck (fig. 1), aveva inteso dare dei frammenti una sistemazione schematica. Alla traduzione integrale dei due capitoli del romanzo simbolico incompiuto I discepoli di Saïs, egli aveva fatto seguire una selezione di frammenti condotta secondo criteri saldamente filologici. Essa si basava innanzitutto su una distinzione tra i frammenti pubblicati in vita e quelli usciti postumi, sistemati e resi disponibili da Ludwig Tieck ed Edouard von Bülow. Per i frammenti pubblicati in vita, inoltre, aveva adottato un criterio di raggruppamento tematico argomentativo che lo stesso Novalis aveva usato nelle raccolte di frammenti a sua cura, preservando, dunque, una scansione in tre gruppi: filosofia e fisica, estetica e letteratura e infine le considerazioni morali. Restavano esclusi da questa disposizione i frammenti riferiti alla vita politica e alle scienze pure, ritenuti di scarso interesse per il lettore.
Figura 1. Indice del volume M. Maeterlinck, Les disciples à Sais et les fragments de Novalis, Paul Lacomblez Éditeur, Bruxelles 1914.
La struttura generale proposta dal Maeterlinck deve sembrare a Prezzolini un giusto compromesso per un volume che dia conto del rapporto tra la scrittura di Novalis e la forma frammento. Anche nella sua traduzione, egli offrirà oltre a una ricca selezione di frammenti anche un’incursione nel testo dei Discepoli di Saïs ma sarà sufficiente una lettura anche superficiale dei testi per rivelare quanto la sua operazione contenga, rispetto a quella del Maeterlinck un grado maggiore di libertà e di “appropriazione”.
A differenza del collega francese, infatti, Prezzolini non riporta per intero il contenuto dei due capitoli giunti a compimento, utili a testimoniare dello stile filosofico che la narrazione aveva nei piani compositivi di Novalis. Egli enuclea all’interno del secondo capitolo, dal titolo Natura, la storia del bel Giacinto e Fiorellin di Rosa, e spogliandola della lunga introduzione filosofica la presenta come narrazione a se stante e in sé conchiusa. Il titolo che appone alla sezione, “Dai Discepoli di Sais”, giustifica, almeno formalmente, l’operazione di taglio compiuta ma è essenzialmente nell’introduzione al volume che troviamo chiara esposizione delle motivazioni che lo spingono ad agire in questa direzione:
Dall’io come creatore, sono tratte tutte le idee estetiche. Il poeta non deve trarre che da se stesso le sue creazioni; il pittore e lo scultore, come il musico, non imitano la natura, ma solo si guidano secondo i fantasmi della loro mente. La stessa antichità non è che una creazione continua che noi moderni rifacciamo giorno per giorno con i nostri occhi. Il lettore è il vero autore del libro. Il traduttore vero è un mitologo che trasforma in poesia lontana, ma più reale la poesia di un altro.
(Prezzolini 1914, 35)
Nell’accurata suddivisione dei compiti appena approntata, Prezzolini assegna a se stesso un duplice ruolo, atto a giustificare la sua operazione di taglio e trasformazione. Se da un lato, in qualità di lettore, egli diventa coautore del testo nel momento in cui lo trasporta nel proprio orizzonte di percezione, cercando in esso quanto più si avvicina alle sue esigenze di conoscenza e approfondimento, il lavoro di traduzione gli conferisce un ulteriore potere di trasfigurazione e attualizzazione. Il traduttore, infatti, in qualità di ‘mitologo’, ovvero di nuovo narratore, contribuisce in modo sostanziale alla sopravvivenza nel tempo del testo letterario/filosofico. La sua missione è sì quella di mantenere vivo e presente il legame che il testo originale ha con il passato, durante il quale fu pensato e redatto ma, allo stesso tempo, anche e soprattutto quella di rendere più reale il modo in cui i contenuti di quel testo comunichino col presente, rendendone più tangibili i significati. «Questo potere di trasformare a nostro arbitrio il mondo, non è già una pazza fantasia, un sogno imperatorio, una immaginazione megalomane; è una previsione fondata su fatti che ancora minuti ed esili, debbono svilupparsi e ingagliardirsi col tempo» (Prezzolini 1914, 35).
Al traduttore spetta dunque il compito di evidenziare, attraverso una nuova narrazione, il modo in cui un testo del passato sia in grado di dialogare in modo produttivo con il presente, mostrando così quanto potenziale e adattabilità sia nascosto nell’originale. Solo comprendendo questa riqualificazione del lavoro del traduttore, considerato ben al di là una semplice attività di mediazione linguistica, si potrà comprendere dunque l’operazione di selezione e rimontaggio compiuta da Prezzolini sulla sezione di Frammenti che segue nell’indice.
Figura 2 Trascrizione dell'indice del volume Novalis, Frammenti. A cura di Giuseppe Prezzolini, R. Carabba editore, Lanciano 1914.
Com’è evidente, l’ordinamento dei materiali avviene secondo una minuziosa indicizzazione in 23 sottosezioni che Prezzolini conduce disponendo i materiali a «piccoli mazzetti secondo l’idea che ho espresso di lui [Novalis] parlando del suo carattere e della sua dottrina» (Prezzolini 1914, 38).
L’elenco dei titoli apposti ai vari gruppi di frammenti ci informa della loro disposizione secondo una scala d’interessi e priorità tutte personali, in cui i testi di Novalis vengono per così dire ‘riposizionati’ in nuovi contesti di significato, talora estirpati da altre conformazioni. Un esempio assai significativo in tal senso è costituito dalla sezione finale, “Europa o la Cristianità”. Essa rappresenta una selezione assai accurata di frammenti tratti da una raccolta a se stante, alla quale sarebbe stato più giusto dedicare, come ai Discepoli di Sais, una sezione specifica, piuttosto che un paragrafo all’interno del grande brouillon di frammenti selezionati. Probabilmente, ancora una volta è in primo luogo l’esigenza di allontanarsi dall’intermediario francese a guidare il lavoro di Prezzolini: pur non recuperando la sezione di frammenti dedicata alle scienze pure, come la matematica e la biologia, largamente presenti nell’opera di Novalis in virtù degli interessi di studio dell’autore, egli ritiene importante inserire nel suo lavoro di traduzione mitologica una riflessione, che oggi diremmo geopolitica, sulla religione come fattore di coesione politico-culturale dei territori tedeschi, assai attuale e in linea con quei processi di ridefinizione dei confini nazionali dei territori europei che proprio tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo prepareranno il terreno all’esplosione delle grandi guerre.
Permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-32016/282