«In heiliger Glut». Prezzolini e i Frammenti di Novalis
V. La collana Poëtae Philosophi et philosophi minores
Alle numerose motivazioni che spingono Prezzolini allo studio della lingua tedesca si unisce presto l’entusiasmo per un nuovo progetto editoriale al quale lavora, proprio a partire dal 1904 con Papini, Tommaso Gallarati Scotti [11] e Ugo Monneret de Villard [12]. Si tratta di una collana di «eleganti volumetti» dal programmatico titolo Poëtae Philosophi et philosophi minores, ospitata dai tipi dell’editore Antongini di Milano.
Essa avrebbe inteso offrire una scelta di testi significativi di autori per nulla o poco studiati, direttamente tradotti dagli originali nel caso di autori stranieri o diligentemente collazionata sui codici migliori, se di autori italiani (cfr. Finotti 1992, 199). Ciascuno dei volumi avrebbe dovuto essere corredato da una ricca introduzione critica, seguita da un’appendice bio-bibliografica e da indici delle cose e delle persone.
La pubblicazione della collana, che mima l’habitus editoriale di Diederichs sia sul piano grafico, sia su quello contenutistico, viene presentata sul «Leonardo» nell’aprile del 1905 ed è destinata a cessare molto presto: a poche settimane dall’uscita del primo volumetto dal semplice titolo Novalis, a cura di Prezzolini, i progetti del gruppo di lavoro e i rapporti tra i suoi componenti si deteriorano al punto di dichiarare finita la loro collaborazione.
La motivazione del fallimento è chiaramente espressa nella lettera che Tommaso Gallarati Scotti indirizza a Prezzolini il 29 gennaio 1906, nella quale lo accusa di aver perso la solidità critica dimostrata nelle pagine del Leonardo. Gallarati Scotti critica con forza le scelte di composizione della raccolta di frammenti, lamentando una generale mancanza di armonia tale da trasformarsi, nel paragrafetto intitolato Voluttà e misticismo, in una perdita del «senso esatto di quello che la collezione doveva essere». Dicendosi amareggiato e disgustato dalla traduzione libertina di alcuni frammenti del Novalis contenuti in quella sezione, Gallarati Scotti li ritiene esempio di un «misticismo da casa di tolleranza» che finiscono per dare alla collana «il carattere di una biblioteca alla Madame Bovary», che lui, come responsabile della collezione, trovava del tutto inaccettabile (Finotti 1992, 185).
Pur non addentrandoci qui nella delicata analisi del passaggio incriminato, nel quale si evidenziano elementi di palese misoginia di certo ancora acerbi rispetto ai toni e ai modi usati, come vedremo nel contributo di Irene Fantappiè, da Italo Tavolato nella ripresa delle posizioni krausiane sulla morale sessuale [13], varrà la pena sottolineare che, contravvenendo alle indicazioni del programma della collana – che millantava, lo ricordiamo, traduzioni condotte dall’originale – per difendere il suo operato Prezzolini non esiterà a dare la colpa delle esagerazioni misogine dapprima al Novalis stesso di cui, a suo dire, si era fatto fedele traspositore, e in secondo luogo facendosi scudo dell’auctoritas indiscussa costituita dalla traduzione del Maeterlinck. L’accenno ripetuto al lavoro del collega francese, nel quale, a detta di Prezzolini, gli stessi passaggi sarebbero stati già presenti e passati del tutto in sordina (Finotti 1992, 186), rappresenta in realtà un blando quanto inutile tentativo di difesa contro i pesanti attacchi sul suo operato. Il prestigio generalmente riconosciuto al lavoro di traduzione svolto da Maeterlinck e dunque la presunta alleanza con l’edizione francese dei frammenti non offrono a Prezzolini alcuna occasione di salvezza: a seguito della sua avventatezza, la collana cesserà le sue pubblicazioni fino al 1907, quando Prezzolini stesso – grazie alla mediazione di Benedetto Croce e Aldo De Rinaldis – riuscirà a trasferirla presso l’editore napoletano Perrella.
Permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-32016/282