Il Wilhelm Meister della «Voce» nel cantiere del romanzo italiano

Ich schreibe dir nich länger – obgleich ich die Absicht hätte einen längeren Brief dir zu schreiben. [..] Wir müßen warten bis Berlin, ich denke, um allein zu sein: dann werden wir uns revanchieren, wie ich in meinem kleinen Zimmer sagte. Manchmal ist es mir ein bißchen traurig, wenn ich denke, daß wir nach Berlin zurück müßen […]. Aber dann denke ich daß wir da arbeiten können, und immer zusammen sein: und so ist die Freude für mich auch in Deutschland. [...] Ich habe gestern übersetzt und bozze korrigiert. [...] Ich warte auf einen Brief und ich küsse dich. Deine kleine Tata [1].

Il destinatario di questa cospiratoria lettera d'amore, inviata nel luglio 1913 da un casale nelle campagne di San Gimignano, è Alberto Spaini, giovane triestino che da alcuni anni figura tra i principali animatori della «Voce» di Giuseppe Prezzolini a fianco di suoi conterranei quali Scipio Slataper, Giani e Carlo Stuparich, Italo Tavolato. A inviarla è una sua collega di università conosciuta proprio alla redazione della rivista, Rosina Pisaneschi, con la quale Spaini è fidanzato da un paio d'anni. Pur essendo entrambi di madrelingua italiana, i due si scambiano frequenti cartoline in tedesco per aggirare il controllo del padre di Rosina, un affermato medico senese che non ha alcuna intenzione di dare in sposa sua figlia a uno squattrinato che scrive sui giornali.

Nelle fitte lettere che Alberto e Rosina si scambiano nell'estate del 1913 non si parla però soltanto di come estorcere al 'babbo' il sospirato consenso alle nozze. Dal carteggio si possono ricostruire anche le fasi di un lavoro che la coppia sta conducendo a quattro mani, quello a cui Rosina allude parlando di traduzioni e bozze da rivedere: si tratta della prima edizione italiana dei Wilhelm Meisters Lehrjahre di Goethe, che tra il 1913 e il 1915 uscirà in due volumi per l'editore Laterza con il titolo Le esperienze di Wilhelm Meister. Spaini e Pisaneschi intraprendono la traduzione durante un soggiorno a Berlino – Rosina fa infatti riferimento alla necessità di tornare in Germania per portarla a termine – e vi lavorano in dialogo più o meno diretto con i colleghi vociani, Prezzolini e Slataper in particolare. L'edizione italiana del Wilhelm Meister rappresenta uno dei prodotti più maturi della stagione della «Voce», ed esce nel giro di due anni che si riveleranno cruciali nel percorso di legittimazione del romanzo come genere letterario, nonché nel riconoscimento della figura del traduttore come “professionista” di una specifica lingua e letteratura. L'intervento che segue intende analizzare questo momento di passaggio, mostrando come spesso le opere tradotte siano parte integrante delle riflessioni interne ai diversi campi letterari nazionali.

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