Per uno studio delle interferenze tra letterature.
IV. Tavolato mediatore di letteratura di lingua tedesca a “Lacerba”: Weininger, le traduzioni di Kraus e gli scritti à la Kraus
IV.1. “Lacerba”
[“Lacerba”] La rivista fondata da Papini crea uno spazio nuovo a Firenze, in cui possono dispiegarsi con maggior agio atteggiamenti iconoclasti. Per quel che riguarda il transfer di letteratura tedesca è interessante notare che, rispetto alla “Voce”, su “Lacerba” compaiono molti più testi di autori contemporanei di lingua tedesca. Essi inoltre subiscono un processo di radicalizzazione, di reductio ad unum. Il diretto responsabile dell’una e dell’altra cosa è Italo Tavolato.
Della fase “lacerbiana” di Tavolato sono degni di nota: 1) il mutare della prospettiva su Weininger, che rimane un modello positivo ma viene anche criticato in funzione anti-vociana; 2) le pionieristiche traduzioni in italiano di Kraus, che ne esce però piuttosto monocorde ed estremizzato (ovverosia ridotto a “immoralista”, senza che si accenni alle sue posizioni sulla lingua e sulla politica); 3) la pubblicazione di numerosi scritti di Tavolato, “originali” sul piano testuale (non sono traduzioni) ma non su quello autoriale, poiché risultano basati su una puntuale e esplicita ripresa della posture krausiana. Tali scritti possono essere considerati, proprio come le sue traduzioni, derivati, al secondo grado: sono infatti anch’essi riprese di Karl Kraus.
IV.2. Otto Weininger
[Critiche in funzione anti-vociana] Su “Lacerba” (e in particolare nel saggio L’anima di Weininger, I.1, 1 gennaio 1913, 5-7) Italo Tavolato non discute più le teorie di Weininger; esalta – o critica – l’uomo. L’accento non va più sui suoi testi bensì sulla sua “anima”, sul suo ubi consistam di soggetto e di autore. Il triestino lo apprezza come genio fuori dagli schemi (in linea con Kraus che bolla come infamanti le voci secondo cui Weininger avrebbe tentato di ottenere l’abilitazione da professore universitario) e come letterato a tutto tondo, come poeta-filosofo che anela a una teoria olistica del reale; Tavolato insomma utilizza la figura autoriale di Weininger, oltre a quella di Kraus e Nietzsche, in funzione polemica contro le distinzioni categoriali di Croce. D’altra parte a Weininger, stretto nel conflitto tra la sessualità intesa come caos e lo spirito inteso come cosmos, Tavolato rimprovera il suicidio, che interpreta come scelta di “assoluta castità”; ma, prosegue, noi “non accettiamo la santità” (ivi, 6), anzi l’immoralità va riabilitata come forma di morale. Weininger, e “La Voce” che fino a quel momento ne ha sostenuto le posizioni, vengono accusati in quanto non abbastanza “immoralisti”.
IV.3. Tavolato traduttore
[Kraus e Papini: aforismi contro la morale] Difficile non notare il gioco di sovrapposizioni tra Kraus e Papini che ha luogo nel numero successivo di “Lacerba”, il secondo, dove escono sia gli aforismi papiniani intitolati I cattivi (I.2, 15 gennaio 1913, 12-13) sia gli Aforismi di Kraus tradotti da Tavolato, tratti da Sprüche und Widersprüche (ivi, 1-2).
Karl Kraus, Aforismi, trad. di Italo Tavolato, “Lacerba”, I.2, 15 gennaio 1913, 1
Sia i primi che i secondi vertono sul rapporto tra morale e sessualità, anche se non mancano strali contro la stampa e contro le istituzioni culturali. Tavolato, insomma, intende sostenere Papini offrendogli come controfigura uno scrittore straniero; il fine dell’operazione di transfer non è tanto aggiornare il pubblico di “Lacerba” sulle ultime novità di letteratura germanofona quanto mostrare che gli aforismi papiniani hanno degli analoghi in Europa. Si noti, inoltre, che sulla “Voce” il Kraus di Tavolato era mero argomento di saggi critici. Su “Lacerba”, invece, i suoi testi possono apparire direttamente, in traduzione: aforismi come “La moralità è ciò che urta il pudore dell’uomo colto” (ibidem) sono perfetti per conferire alla postura iconoclasta del traduttore e della rivista una nota feroce ed esotica.
[Il Kraus di Tavolato: la traduzione] Quelle di Tavolato sono traduzioni che mirano all’equivalenza con i rispettivi originali, come si evince dal seguente confronto:
Als normal gilt, die Virginität im allgemeinen zu heiligen und im besonderen nach ihrer Zerstörung zu lechzen.
Sittlich ist, was das Schamgefühl des Kulturmenschen gröblich verletzt.
Wer da gebietet, daß Xanthippe begehrenswerter sei als Alcibiades, ist ein Schwein, das immer nur an den Geschlechtsunterschied denkt.
Zeit und Raum sind Erkenntnisformen des journalistischen Subjekts geworden.
Wenn Lieben nur zum Zeugen dient, dient Lernen nur zum Lehren. Das ist die zweifache teleologische Rechtfertigung für das Dasein der Professoren.
Karl Kraus, Sprüche und Widersprüche, Langen, Monaco 1909
|
Passa per normale il santificare in generale la verginità e l’anelare in particolare alla sua distruzione.
È atto morale ciò che offende gravemente il pudore dell’uomo pubblico.
Chiunque afferma che Santippe debba essere più desiderabile di Alcibiade è un porco che pensa unicamente alla differenza del sesso.
Tempo e spazio sono diventate forme di conoscenza del soggetto giornalistico.
Se l’amore serve solo alla procreazione, l’imparare serve soltanto per insegnare. Ecco la duplice giustificazione teleologica per l’esistenza dei professori.
Karl Kraus, Aforismi, trad. it. di Italo Tavolato, “Lacerba”, I.2, 15 gennaio 1913, 1-2
|
[Kraus e Tavolato: le posizioni sulla morale sessuale] Dietro queste traduzioni apparentemente letterali, in realtà, si celano diversi processi di manipulation. Tavolato riprende aforismi da Sprüche und Widersprüche (1909), e segnatamente da tutte le sezioni del volume – quella sulla morale sessuale, quella sul giornalismo, quella sull’arte – meno una, quella sulla lingua. Inoltre, gli aforismi sulla morale sessuale vengono antologizzati in modo significativo. Ad esempio Tavolato esclude l’aforisma che apre Sprüche und Widersprüche: “Des Weibes Sinnlichkeit ist der Urquell, an dem sich des Mannes Geistigkeit Erneuerung holt” [“La sensualità della donna è la fonte da cui la spiritualità dell’uomo trae rinnovamento”].
Esclusioni come queste, assolutamente mirate e consapevoli, segnalano una differenza fondamentale tra la posizione di Tavolato e quella del maestro austriaco. Entrambi fanno coincidere femminilità e irrazionalità, ma se per Kraus l’irrazionalità femminile è un valore poiché significa vicinanza all’Ursprung, l’origine (cfr. Fantappiè 2012b), per Tavolato essa è in fondo motivo di disprezzo.
Per Kraus la prostituta (e più in generale la donna pansessuale) è il complemento necessario dell’artista e gli è addirittura superiore, rappresentando, nell’età della tecnica e del progresso, l’unica possibilità di contatto con la natura. Al contrario, nel suo Elogio della prostituzione (“Lacerba”, I.9, 1 maggio 1913, 89-92) Tavolato punta a tessere le lodi non tanto della prostituta quanto di se stesso in qualità di elogiatore dell’inelogiabile. È difficile dunque vedere in Tavolato un antesignano della “defense of sexual diversity” (Pasqualini 2013); anzi egli porta in Italia un Kraus più misogino dell’originale, e il suo discorso sulla morale sessuale è soprattutto strumentale alla creazione di una posizione iconoclasta. Il triestino difende la libertà della gestione della sfera sessuale in primis per mimare una postura autoriale già legittimata (quella di Kraus), legata a un tema molto attuale (la morale sessuale) e dirompente quanto basta a legittimarsi presso l’ambiente filo-futurista di “Lacerba”. In generale, Tavolato non esita a manipolare Kraus, come quando utilizza quest’autore austriaco e pacifista per sostenere posizioni anti-austriache e interventiste (Sangue viennese, “Lacerba”, II.22, 1 novembre 1914, 292-3). Lo stesso farà con Nietzsche, di cui traduce e pubblica una scelta di aforismi che intitola Accuse contro i tedeschi (ivi, 295).
[Le traduzioni krausiane di Tavolato: due considerazioni] Si possono compiere a questo punto due considerazioni di carattere storico-letterario. La prima è che la novità dell’opera krausiana non consiste nelle posizioni che l’autore esprime sulla morale sessuale, sul giornalismo, sul diritto, bensì nel fatto che tali posizioni siano espresse per mezzo di una critica alla lingua del giornalismo, del diritto e della morale sessuale – critica che, oltre alle Fachsprachen, prende ad oggetto la lingua tout court: Kraus compie una messa in questione dello strumento linguistico in sé (Fantappié 2012b). La seconda considerazione è che “La Voce” e “Lacerba”, ciascuna in diverso modo, criticano gli idioletti delle correnti letterarie e delle istituzioni culturali del loro tempo, mai però la lingua tout court. Contestano il modo in cui i loro avversari usano il linguaggio, ma non si sentono obbligati a problematizzarlo in toto come Kraus.
I due aspetti appena considerati vanno certamente messi in relazione. Senza giungere a sostenere che l’operazione di Tavolato risulti fallimentare perché alle riviste fiorentine è estranea la critica radicale allo strumento linguistico che invece è l’ubi consistam dell´opera di Kraus (il rapporto tra caso di studio e contesto è sempre problematico, mediato, indiretto, e mai regolato da una semplice relazione di causa-effetto), il caso di Tavolato indica, o semplicemente conferma, l’assenza di determinate condizioni o dibattiti nel target system e/o la centralità di determinate caratteristiche nell’opera letteraria importata.
IV.4. Tavolato scrittore
[Saggi di Tavolato] Tavolato pubblica su “Lacerba” diversi saggi e aforismi propri, per così dire “originali”. Il suo saggio Elogio della prostituzione causa un processo per oltraggio alla morale che porterà alla rivista un buon numero di abbonamenti e una certa notorietà all’autore dello scritto. Tommaso Marinetti, intervenuto come testimone a un processo che giova anche alla sua popolarità (e di cui difatti sostiene le spese), afferma: “Reputo che il Tavolato non ha voluto fare un racconto osceno, ma soltanto uno studio filosofico, adoperando uno stile grave – tedesco – non accessibile a tutti” (cfr. Vassalli 1986, 160, che riporta gli atti del processo). Nel gennaio 1914 il tribunale emette una sentenza di assoluzione.
Un altro saggio di Tavolato, Contro la morale sessuale, esce prima su “Lacerba” (I.3, 1 febbraio 1913, 27-28) e poi anche come pamphlet indipendente. Ferrante Gonnelli, la libreria fiorentina un tempo vicina a Prezzolini e ora sede delle mostre d’arte futurista, lo pubblica nel settembre del 1913; la copertina è disegnata da Soffici, che trasforma il titolo e l’indicazione del prezzo in una sorta di poemetto futurista (“contro / lamora / lesessu / ale20c”).
Scrive Tavolato: “Io non devo difendere la pederastia, io devo offendere la morale. Io non ho a discutere le opinioni, io ho ad annientare le opinioni”. Risuona qui chiaramente il motto krausiano con cui si era aperto il primo numero della “Fackel”: non è importante cosa “facciamo”, bensì cosa “facciamo fuori” (“kein tönendes “Was wir bringen”, aber ein ehrliches “Was wir umbringen” hat sie [diese Zeitschrift] sich als Leitwort gewählt”, “Die Fackel”, I.1, 1899, 1).
[Aforismi di Tavolato] Gli aforismi, che ancora una volta vertono sul tema della morale sessuale, escono su ”Lacerba” tra il 1913 e il 1914. Si intitolano Frammenti futuristi ma risultano piuttosto lontani da quel tipo di estetica: sono orgogliosamente eruditi e iperletterari, oltre che armonici nella loro forma spesso circolare (“Nella pedagogia m’offende soprattutto la palese mira pedagogica”, “Lacerba”, I.13, 1 luglio 1913, 146). Tali aforismi hanno inoltre un alto coefficiente autoriflessivo: non sono un discorso sul mondo bensì, ancora una volta, sulla figura dell’autore.
[Dopo “Lacerba”] Interessante è anche Immoralismi, l’unica raccolta di aforismi di Tavolato, che ho potuto leggere in forma manoscritta presso l’archivio Bonsanti a Firenze. Sarebbe dovuta uscire presso Ferrante Gonnelli nel 1915 ma rimane inedita perché a quel punto l’atmosfera è già cambiata: Papini sta per chiudere “Lacerba” e Tavolato, perso il sostegno del maestro, si sposta a Roma e poi a Capri, dove incontra lo scrittore svizzero Gilbert Clavel e Fortunato Depero; dalla collaborazione tra i tre nasce la traduzione del libro di Clavel Un istituto per suicidi (1917), illustrata da Depero.
Nel marzo 1918 esce il primo (e unico) numero di “Eros, periodico mensile a cura di Italo Tavolato”, da quest’ultimo redatto per intero. Inutile precisare che il modello è ancora una volta Kraus, che dopo una certa data scrive egli stesso tutti gli articoli della “Fackel”. In seguito il triestino progetta un’altra rivista, “Satyricon”, per la quale chiede un articolo a Papini che non glielo manderà mai (né d’altra parte la rivista vedrà mai la luce). Sono questi gli ultimi esempi di tentativi di ripresa della figura autoriale krausiana da parte di Tavolato, che in seguito si dedicherà sempre meno alla letteratura e sempre di più all’arte contemporanea, assumendo posizioni anti-avanguardistiche.
Permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-32016/281