Croce, Papini, Prezzolini e Borgese ‘editori’ di Goethe, Nietzsche, Novalis e Hebbel
Il repertorio della letteratura tedesca nel primo decennio del Novecento
Ma restiamo ora al primo decennio del Novecento. Il repertorio della letteratura tedesca tradotta è, all’inizio del secolo, il risultato delle prese di posizione degli attori affermatisi nel corso dei decenni precedenti. I tre principali, per numero e prestigio delle pubblicazioni, sono senza dubbio le case editrici Treves, Sonzogno e Bocca. Emilio Treves è l’editore di riferimento della borghesia post-unitaria, alla quale offre romanzi e opere teatrali, rigorosamente distinti per genere in apposite collane; pubblica D’Annunzio, Verga e De Amicis, e, pur non conoscendo ancora la distinzione tra letteratura commerciale e letteratura autonoma [7], pressoché tutta la letteratura oggi canonizzata.
Nella sua principale collana, la Biblioteca amena (Ill. 2), Le illusioni perdute e I fratelli Karamazov, Zola e Bourget convivono con Il padrone delle ferriere di Ohnet, i feuilleton di Xavier de Montépin, i romanzi per signorine di Cordelia, quelli per signore di Neera e i best seller di Anton Giulio Barrili. Il genere più in voga è il romanzo storico, etichetta sotto la quale vengono accomunati La guerra e la pace di Tolstoj, Quo vadis? di Sienkiewicz e numerosissimi titoli oggi completamente dimenticati. Se negli anni ’60 Treves aveva importato dalla Germania la coeva letteratura rusticana (Auerbach, Keller, Heyse) e negli anni ’90 il nuovo teatro naturalista (Hauptmann, Sudermann), all’inizio del nuovo secolo il catalogo (Ill. 3) si riempie per lo più di romanzi di facile smercio: storici (Eckstein), per signore (E. Werner) o scandalistici (Nordau).
Ill. 2.
Ill. 3. Qui e nelle successive illustrazioni ho indicato tra parentesi, dopo i nomi degli autori come compaiono sul frontespizio, quelli dei traduttori e degli eventuali prefatori, per evidenziare come ogni libro pubblicato in Italia sia anche e sempre il prodotto della loro attività.
Tutti nomi oggi noti solo agli specialisti, salvo forse Sudermann e, naturalmente, Goethe. Ma la stessa pubblicazione delle Affinità elettive, romanzo fino ad allora sostanzialmente ignorato in Italia, è da considerarsi un’eccezione, che peraltro tende ad annettere l’opera di Goethe alla zona della letteratura ‘per signore’. Solo in ambito teatrale troviamo autori oggi canonizzati (Hauptmann e Hofmannsthal), ma anche questa è piuttosto l’eccezione che la regola, come testimonia la difficoltà di collocazione in collana di un’opera come l’Elettra, la cui traduzione si deve alla rappresentazione alla Scala di Milano dell’opera di Richard Strauß, nel 1909 (Ill. 4).
Ill. 4.
Sonzogno, per contro, è la casa editrice dell’‘arte sociale’, che pubblica le opere del leader dell’estrema sinistra storica Felice Cavallotti, libretti d’opera e soprattutto classici in edizioni popolari, quelle a trenta centesimi della Biblioteca Universale. Anche nel caso di Edoardo Sonzogno, tuttavia, il momento pionieristico in cui aveva importato alcuni classici del periodo 1750-1850 in prima traduzione italiana, come Hölderlin o Kleist, all’inizio del Novecento si è ormai esaurito, e l’unico autore vivente in catalogo è Paul Heyse (Premio Nobel nel 1910). La pubblicazione di Hebbel – finalmente una novità – nel 1914 è da considerarsi, come vedremo più avanti, un effetto della trasformazione del repertorio avviata dai vociani nel 1909 (Ill. 5 e 6).
Ill. 5.
Ill. 6.
Decisamente rivolto alla contemporaneità è invece Giuseppe Bocca jr., erede di un’antica e rinomata tipografia torinese, che nel 1897 fonda la Biblioteca di Scienze Moderne e la parallela Piccola Biblioteca di Scienze Moderne, con le quali porta in Italia molti grandi libri della scienza accademica positivista internazionale, dalla fisiologia alla scienza politica. Pubblica Achille Loria e Angelo Brofferio accanto a Herbert Spencer e William James, ma soprattutto a Friedrich Nietzsche, il cui Al di là del bene e del male è il secondo titolo della collana (Ill. 7 e 8).
Ill. 7.
Ill. 8.
Provando a ricomporre il quadro e a descrivere molto schematicamente lo stato del campo, si può osservare come la situazione del primo decennio del secolo appaia caratterizzata, sul piano editoriale, dalla contrapposizione strutturale e simbolica tra ‘arte borghese’ e ‘arte sociale’ individuata da Bourdieu quale fase precedente alla genesi di un polo di produzione ristretta (1992, ed. it., 130-137). Le case editrici fin qui prese in considerazione si rivolgono a un pubblico vasto; e sarebbe vano cercare piccole case di ricerca o di cultura più attente ai sommovimenti contemporanei nelle letterature straniere. Anche gli scrittori tedeschi mediati, di conseguenza, sono autori di opere appetibili a cerchie di lettori già da tempo collaudate. Pressoché nessuno di loro gode di un riconoscimento letterario indipendente dal successo commerciale, salvo forse alcuni classici legati al nome di Carducci (Heine, Platen, il Goethe lirico) e Nietzsche, della cui figura si è abilmente appropriato D’Annunzio (Ill. 9).
Ill. 9.
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