PDF

Lettera aperta

Istruzioni Increative

La nostra società vive nel mito della creatività, al punto che c'è addirittura una figura professionale, il creativo, che mi sembra degna di un romanzo di Achille Campanile, e che suggerisce (per restare nel genere) una variante alla vecchia gag dei Fratelli De Rege: "Vieni avanti, creativo!". La situazione è lievemente surreale. Quando in certi ambienti si dice "faccio il creativo" nessuno ride, mentre penso che tutti riderebbero se uno dicesse "faccio il pensatore" o magari "faccio il genio". Curioso, no? Il mito della creatività, mi sembra, ha fatto grandissimi danni, dall'arte alla finanza (creativa), gettando discredito su tutto il duro e grigio lavoro che sta dietro non solo al genio, ma anche semplicemente a una persona decente. Visto che non sono creativo, ho pensato di scrivere un decalogo, come il Creatore. Ma poiché non sono proprio per niente creativo, l'idea di queste regole (o meglio antiregole) increative è copiata da un bellissimo libro di parecchi anni fa, le Istruzioni per rendersi infelici di Paul Watzlawick.

 

  1. Non pensate a un elefante rosa. Ovviamente, ci avete pensato. Chiedere di diventare creativi non è diverso, e proporre un metodo per diventare creativi non sembra diverso dall'ordine di disobbedire o dall'ingiunzione di essere naturali. E proprio come quando ti dicono di essere naturale incominciano le palpitazioni, le orticarie e i sorrisi tirati (ti verrebbe voglia di dire che no, che tu sei artificiale), così alla ingiunzione del creare vien voglia di opporre una resistenza passiva: io no, non creo, neanche sotto tortura.
  2. Andate a scuole repressive. Mi è capitato di leggere il sito di un tizio che se la prendeva con la scuola, dicendo che frustra la creatività. Una storia già sentita tante volte (cioè ben poco creativa), e che non spiegava come mai tanti creatori siano sorti in passato, cioè in epoche di scuole terribilmente repressive. Il bello è che quel tizio che se la prendeva con la scuola ne aveva aperta a sua volta una. In ogni caso, la repressione aguzza l'ingegno, mentre l'esortazione a essere creativi è paralizzante.
  3. Non esagerate con le idee. Hegel ha detto una volta una cosa terribilmente vera: le idee sono a buon mercato come le mele. In proposito, mi hanno raccontato un aneddoto, non so quanto vero, ma che esprime bene quello che voglio dire. Una volta un tale incontrò Einstein e gli disse: "Io mi sveglio alla mattina alle cinque e annoto le idee". E Einstein: "Io no. Sa, io di idee ne ho avute al massimo una o due".
  4. Copiate, non create. Il segreto della creatività è un segreto di Pulcinella. Per diventare creativi bisogna fare il contrario di quello che consigliava quel tale della scuola della creatività; bisogna copiare, copiare e ancora copiare. Quando tutto quello che abbiamo copiato ci uscirà dagli occhi, quando ogni verso, ogni nota, ogni disegno ci sembrerà una citazione, ecco che saremo dei creatori o (almeno) non saremo dei ripetitori. Questo non vale solo nell'arte, ma nella vita, dove (fateci caso) il più delle volte i principianti ripetono schemi già visti, proprio come gli autori inesperti adoperano frasi fatte. Il punto è molto semplice, e l'ha enunciato una volta Umberto Eco: si sbaglia ad associare il genio alla sregolatezza; il genio non ha meno regole degli altri, ne ha molte di più.
  5. Inventariate, non inventate. Per copiare, l'inventario e il catalogo sono una grande risorsa, lo sapevano già i latini. "Inventio", in latino, vuol dire due cose: l'idea che sembra sorgere dal nulla, l'invenzione dell'inventore, e quella che viene trovata in un repertorio ("inventio" era anche inventariare, trovare i luoghi comuni buoni per fabbricare discorsi retoricamente persuasivi). Ora, non c'è niente che aiuti a inventare tanto quanto lo è l'inventariare, per esempio con il fasto alessandrino offerto oggi da Internet. E se proprio non si riesce a inventare, si ha almeno la consapevolezza che certe pretese invenzioni sono vecchie come il cucco.
  6. Classificate, non costruite. Questo principio discende direttamente dal precedente. Che fastidio, dopotutto, i creatori, e che piacere, invece, i classificatori, che mettono ordine nella massa di quello che c'è prendendo a modello il motto del Monsieur Teste di Paul Valéry: Transit classificando.
  7. Esemplificate, non semplificate. Diceva Leibniz: chi abbia visto attentamente più figure di piante e di animali, di fortezze o di case, letti più romanzi e racconti ingegnosi, ha più conoscenze di un altro, anche se, in tutto quello che gli è stato dipinto o raccontato, non ci fosse una sola cosa vera. Gli esempi sono una grande e lussureggiante risorsa, e sono il bello della cultura, che dunque non paralizza la creatività, ma la rende possibile.
  8. Cercate oggetti e non soggetti. Diceva Amleto: "Ci sono più cose fra la terra e il cielo che in tutte le nostre filosofie". E Rilke: "Loda all'Angelo il mondo, mostragli quello che è semplice, quel che, plasmato di padre in figlio, vive, cosa nostra, alla mano e sotto gli occhi nostri. Digli le cose. Resterà più stupito." Gli oggetti che popolano la nostra vita sono un universo di esempi concreti, e in più non praticano (in genere) le mistificazioni e automistificazioni dei soggetti. A guardarli bene, c'è da trarne una quantità di idee e di soluzioni, o, mal che vada, si possono riempire pagine e pagine come fa Balzac quando non sa come andare avanti con i suoi romanzi.
  9. Mandate al creatore i creativi. Non in senso maligno, ma così, alla buona, che se li goda Lui, noi ci teniamo i banali e i ripetitivi.
  10. Fate un monumento a Bouvard e Pécuchet. Con l'inflazione di creativi, il non-creativo è una bestia rara, da cercare con il lanternino, e magari da ammirare e da riverire. Propongo dunque un monumento a Bouvard e Pécuchet, i due più grandi eroi di Flaubert, i due copisti per eccellenza, e raccomando a tutti la lettura di un magnifico libro del filosofo Marco Santambrogio: Manuale di scrittura (non creativa), uscito qualche anno fa da Laterza.

 

How to cite | Come citare: Ferraris, Maurizio (2020), "Lettera aperta. Istruzioni increative." In lettere aperte vol. 7, pp. 87-88. [permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-72020/455]

PDF

Permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-72020/455

Immagine di fondo: Ernesto Parmeggiani, Orfeo sul monte Radope, 1902; Copyright: Archivio fotografico del Museo Civico di Modena, CC BY-SA 3.0. Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ernesto_Parmeggiani,_Orfeo_sul_monte_Radope,_olio_su_tela,_1902