Prefazione al quarto volume di lettere aperte
La quarta edizione delle lettere aperte si occupa dell'attuale tema del fanatismo e della sua rappresentazione nell'ambito della letteratura italiana. Il concetto di fanatico può essere ricondotto a due elementi: da un lato al latino fanum – il 'tempio', dall'altro alla parola araba fana, nel senso di 'distruzione'. Essendosi perso il riferimento religioso durante l'Illuminismo, sostituito da connotazioni politiche, la religione diventa di nuovo cruciale per il fondamentalismo idealistico a partire dal Risorgimento. Il fanatismo rafforza il proprio modo di essere e di pensare per renderli gli unici validi, svalutando a priori quanto è diverso. Questo processo è accompagnato da un gesto di onnipotenza che si codifica attraverso una specifica semiotica mediatica.
Vid. 1. Il Palio di Siena come prassi fanatica
In questo contesto bisogna differenziare varie forme e sfumature del termine 'fanatico' che può implicare le idee di massa, potere, pazzia (collettiva) fino a nozioni meno critiche, ma certo non meno rilevanti, come quelle del fan nel mondo della cultura e dello sport. Il fanatico si muove tra entusiasmo e follia perseguendo come telos la realizzazione di obiettivi utopici o distopici. Nel rapporto tra fanatico e letteratura o altri media, si possono sottolineare due aspetti principali: il fanatico nel senso della narrazione di varie prassi fanatiche, oppure come una caratteristica intrinseca a certe poetiche, come per esempio quella futurista, in cui il fanatico non viene soltanto rappresentato, ma diventa un elemento fondamentale della concezione estetica.
Dal punto di vista storico, il concetto di fanatico è parte integrante dello sviluppo delle culture europee ed extraeuropee. Le espressioni di fanatismo sono innumerevoli: le crociate, i movimenti dei flagellanti del Duecento e Trecento, l'Inquisizione, la persecuzione degli ebrei, la propaganda martellante per le guerre mondiali e il fanatismo imperialista ai tempi del colonialismo italiano. Al più tardi con gli attentati risorgimentali e soprattutto nella seconda metà del Novecento, la connessione tra fanatismo e terrorismo diventa evidente. Ed è proprio per la storia della cultura e letteratura italiana che questo tema diventa particolarmente rilevante.
Per la letteratura italiana esistono dei riferimenti espliciti nella rappresentazione del fanatismo con Goldoni (Il poeta fanatico), Alberto Moravia (Fanatico), Pasquale Rossi (L'animo della folla), Vincenzo Monti (Il fanatismo), Vittorio Alfieri (Della tirannide), o Emilio Salgari. Ma anche a prescindere da riferimenti espliciti al concetto di fanatico e dai diversi modi d'uso della parola, si possono rintracciare anche i legami impliciti fin dalle origini della letteratura italiana, a cominciare da Dante, Ariosto fino al modo in cui vengono presentati genocidi ed espulsioni di interi popoli nel Novecento (per esempio in Etiopia, Libia ma anche in Armenia).
Illustr. 1. La follia di Orlando, illustrazione di Gustave Doré
Il fanatico si collega strettamente alle problematiche del terrorismo, in concreto con gli anni di piombo, le Brigate Rosse e la rappresentazione della mafia nel cinema e nella letteratura. Le opere di Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini o Luigi Malerba, per nominare solo pochi autori, mostrano l'approccio critico attraverso la tematica. Accanto alle rappresentazioni finzionali del terrore nascono anche dei testi direttamente nell'ambito di reti terroristiche, come per esempio Il volo della farfalla di Adriana Faranda.
I contributi raccolti in questo volume si concentrano principalmente sull'Ottocento e Novecento. Il primo contributo esamina le folle rappresentate nei Promessi Sposi di Manzoni e il loro potenziale fanatico. Al centro della lettura sta l'analisi della messa in scena della rivolta milanese del 1628. Come il saggio dimostra, la sociologia italiana del tardo Ottocento attingerà alle movimentate raffigurazioni del capolavoro del Manzoni per spiegare i movimenti di massa. Pur riallacciandosi e muovendo dal medesimo materiale letterario, teorici come Scipio Sighele o Pasquale Rossi giungono a conclusioni opposte riguardo al potenziale fanatico delle folle. Il binomio concettuale di massa e fanatismo, sintomatico per la sociolgia italiana e francese dell'Ottocento, verrà separato nel corso della Fin de Siècle, dando via alla successiva valutazione positiva della massa, così come poi avverrà nella filosofia novecentesca.
Adriana Vignazia analizza il fanatismo nel contesto della letteratura simbolista e decadentista. Attraverso l'analisi etimologica del termine fanatismo, dimostra come l'originario significato cultico-religioso presente fino a oggi, venga più tardi esteso alla dimensione politico-sociale. Così facendo l'autrice differenzia il concetto di fanatismo da quello del tradizionalismo, entrambi caratterizzati da un ritorno e una sopravvalutazione del tradizionale. Tuttavia, il fanatismo, a differenza del tradizionalismo, richiede una prospettiva estrema che è accompagnata dalla violenza. Il processo del "fanatizzarsi" è collegato quindi a una sacralizzazione delle proprie idee e a una simultanea de-sacralizzazione sia della vita degli altri che della propria. Vignazia evidenzia in seguito come questo processo di fanatizzazione si sviluppi in Claudio Cantelmo, il protagonista del romanzo simbolista dannunziano Le vergini delle rocce. Lo sviluppo di Cantelmo può essere letto con la teoria psicologica del fanatismo di Günter Hole. Lo scopo del ritorno fanatico alle proprie radici è la supremazia dell'arte e dell'artista inteso come parte di una nuova élite antica, un individuo capace di eccellere sulla folla, decretando la fine dei movimenti di massa democratici e socialisti.
Se negli altri testi analizzati in questo volume, il fanatismo è un fenomeno prevalentemente diretto verso l'esterno, Karin Schulz lo descrive come una dinamica interiore. Sulla base della struttura complessa dell'identità del protagonista pirandelliano Mattia Pascal (la perdita, la costruzione, il recupero, ecc. della propria identità), l'autrice dimostra come la ricerca di identità si sviluppi in forma di spirale verso il fanatismo. La ricerca di un io stabile oscilla "asintoticamente" tra gli estremi di azioni opposte (soprattutto le azioni divergenti dei genitori, ma anche delle donne che determinano la vita del protagonista). Con ciò viene mostrato come i processi di fanatizzazione si manifestino in una crisi identitaria simile a quella di Mattia Pascal tra esagerazione ed riduzione o tra auto-potenziamento e autodistruzione.
Doris Pichler descrive il fanatismo di un capitolo della storia italiana più recente. Il suo contributo si concentra sul periodo del terrorismo politico di sinistra e di destra tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '80, i cosiddetti anni di piombo. Dato che il terrorismo si può definire come un "mezzo di comunicazione” che funziona solo quando viene percepito e quindi diffuso attraverso i media, il contributo si concentra sull'elaborazione mediale-artistica degli eventi di quegli anni: l'analisi dei testi di Sebastiano Vassalli (Abitare il vento, L'arrivo della lozione) e il film Il divo di Paolo Sorrentino. Attraverso un'estetica auto-riflessiva, Paolo Sorrentino e Sebastiano Vassalli elaborano delle rappresentazioni complesse della situazione politico-sociale, segnata da antagonismi e contraddizioni.
Ingo Pohn-Lauggas prende il 40° anniversario della morte di Aldo Moro come spunto per illustrare gli eventi, le testimonianze e le teorie che circondano il "caso Moro". Al centro del suo contributo sta il testo di Leonardo Sciascia, L'affaire Moro. Pohn-Lauggas discute qui il ruolo degli intellettuali in una società, dove il fanatismo prende sempre più piede. La sua lettura è un approccio critico al testo di Sciascia come un primo esempio di impegno politico-letterario. Sciascia, il cui testo aderisce fortemente ai documenti originali, cerca di ricostruire il caso in modo empiricamente provato, ma mira in particolare a presentare Moro, in quanto autore delle (sue) lettere, nella sua esistenza umana per dargli quello che gli era stato negato dalle autorità: la "pietà".
Il quarto volume della rivista è completato da una lettera aperta. Lo scopo di questa sezione, che è già stata introdotta nel terzo volume della rivista, è quello di creare uno spazio per le riflessioni saggistiche; riflessioni che, con una tendenza polemica al di fuori delle écriture puramente scientifiche, suscitano associazioni riguardanti il tema del volume attuale. Così, la lettera di Guido Furci si occupa della funzionalizzazione di un'estetica della sofferenza, inserita in un discorso sulle pratiche accademico-didattiche. In modo saggistico, e quindi altamente associativo, giustappone l'insegnamento letterario italiano tradizionale alla didattica attuale nelle università americane.
Prima di lasciare ai lettori la lettura dei contributi, vorremmo sottolineare che le lettere aperte ora appaiono in una nuova veste grafica. Il sito è stato ristrutturato, la navigazione è resa più facile e visivamente più gradevole. Speriamo che questo nuovo aspetto grafico piaccia ai nostri lettori. Un particolare grazie per il finanziamento di questo volume va in primo luogo al Vicerettorato dell'Università di Graz.
Auguriamo ai lettori una lettura piacevole,
Albert Göschl, Doris Pichler
Come citare:
Göschl, Albert/Pichler, Doris (2017), "Inszenierungen des Fanatischen in der italienischen Literatur. Vorwort zur vierten Ausgabe der lettere aperte." In: lettere aperte vol.4, 5-11. [online: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-4-2017/329]
Illustrazioni:
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Vid. 1. Der Palio von Siena als fanatische Praxis; Abbildung unterliegt einer Creative-Commons-Lizenz, abrufbar unter: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Il_Palio_di_Siena_luglio_2008_2.jpg
Illustr. 1. Rolands Wahn in der Illustration von Gustave Doré; Die Abbildung unterliegt einer Creative-Commons-Lizenz, abrufbar unter:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/bb/Orlando_Furioso_46.jpg
Permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/numero-4-2017/329